CELIACHIA – HLA
Che nella malattia celiaca la componente genetica ha un ruolo rilevante è dimostrato dalla sua ricorrenza familiare. Infatti è circa 10 volte più comune nei parenti di soggetti affetti da celiachia rispetto alla popolazione generale con un rischio del 10-15% nei familiari di I° e del 2-4% nei familiari di II°. Sebbene non siano noti tutti i numerosi geni che contribuiscono alla predisposizione ereditaria, il principale fattore genetico predisponente è il sistema HLA (Human Leucocyte Antigen), un complesso di geni con la funzione primaria di riconoscere le molecole estranee all’organismo.
La tipizzazione HLA è un test genetico di suscettibilità che valuta la maggiore o minore predisposizione di un individuo a sviluppare la malattia celiaca. L’analisi dei geni HLA di suscettibilità ha soprattutto valore predittivo negativo, in quanto l’assenza di alleli a rischio rende altamente improbabile lo sviluppo della malattia.
Approssimativamente il 90% dei celiaci presenta l’aplotipo HLA DQ2 mentre il rimanente 10% presenta l’aplotipo DQ8, ma questi marcatori obbligatori nella celiachia, i geni HLA DQ2 e DQ8, sono presenti in una grande parte della popolazione non celiaca (dal 30 al 40%) , dunque avere i marcatori non significa mai avere l’intolleranza, bensì averne solo i geni di possibile predisposizione, condizione necessaria ma non sufficiente per sviluppare la malattia, nella quale sicuramente sono coinvolti altri geni.
DQ2 e DQ8 sono glicoproteine presenti sulla superficie di alcune cellule del sistema immunitario, formate da due catene diverse, alfa e beta, e perciò dette eterodimeri. Le catene alfa e beta sono codificate dai geni DQA1 e DQB1 rispettivamente. Gli alleli DQA1*05 e DQB1*02 codificano per l’eterodimero DQ2 a rischio maggiore di celiachia e gli alleli DQA1*03 e DQB1*03:02 per l’eterodimero DQ8 a rischio minore di celiachia.